Descrizione
“Ho avuto l'onore di essere amica di Angelo e di Claudia. Chiudo gli occhi e immagino Angelo nei suoi orizzonti, nella riga dritta e beffarda del suo sorriso. Lo ricordo anche nei luoghi di confine che erano il suo habitat naturale: il Delta del Po, un Po come la riva dell'Adige di campagna che scorre nella sua Zevio, come la strada lunga dei suoi viaggi in moto, preparati con la sua meticolosità. Quello che trovo interessante, perché oggi stiamo parlando di un premio al giornalismo e all'ambiente, è che per Angelo non c'era niente che non fosse interessante. Anche nel più apparentemente insignificante dei paesaggi, se c'era nebbia lui vedeva storie da raccontare e credo che questo sia stata anche la sua cifra. Ci siamo confrontati a lungo nella preparazione del suo libro sui lupi: un tema di grande dibattito tra politici e abitanti. Cosa fare dei lupi? Lui iniziava con lo stesso rigore, partiva dalla terra, la terra che amava, dalle persone che la abitavano e poi dai fatti. Voglio ricordare di Angelo questi elementi che caratterizzavano sia la persona che il giornalista e quindi la sua terra; i piedi per terra da cui partiva nella sua osservazione, la sua formazione per niente letteraria in partenza, almeno nel curriculum degli studi, ma che si esplicitava in un linguaggio caratteristico: asciutto, preciso, puntuale, misurato. Come il suo carattere, assolutamente rigoroso che gli consentiva di mettere bene a fuoco il distacco per poi partecipare con la sua indimenticabile, e ci manca tanto, ironia”.