Descrizione
La seduta odierna ha ospitato gli interventi di Roberto Israel (Consigliere Nazionale e Coordinatore delle attività di Verona dell’Associazione Figli della Shoah e della Comunità Ebraica), di Diomira Pertini (Presidente dell'Associazione nazionale Ex deportati nei campi nazisti – ANED Sezione di Verona), di Luca Fontana (Presidente Assoarma Verona) e di Renato Camurri professore Ordinario di Storia Contemporanea dell’Università di Verona.
Ad aprire il Consiglio, l’assessore alla Memoria storica Jacopo Buffolo, che ha illustrato all’aula il valore della memoria e l’importanza della sua conservazione anche attraverso opportunità di confronto come quello proposto nella seduta di oggi.
“Dedicare un Consiglio comunale al Giorno della Memoria, a 80 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e a 25 anni dalla sua istituzione è un compito di cui sento tutta la responsabilità – spiega l’assessore alla Memoria storica Jacopo Buffolo –. La Verona del 30 gennaio 1945 era una città molto diversa da oggi, ma già aveva la sua centralità ferroviaria che le ha riservato un sinistro ruolo nelle persecuzioni ebraiche e nelle deportazioni politiche e militari. La Verona del 1945 era una città di prigioni e persecuzioni, le cui responsabilità non sono relegabili agli organizzatori della macchina di sterminio nazifascista, ma si estendono anche ai tanti che non intervennero e a chi collaborò con denunce e delazioni. Per questo celebrare il Giorno della Memoria oggi non si può scindere dalla necessità di essere vigili, di non voltarci dall’altra parte quando siamo di fronte a intolleranza, razzismo e discriminazioni di ogni sorta”.
Sintesi interventi
“Anche l’Italia ha partecipato in modo attivo a praticare l’eliminazione di una parte dell’umanità – ha precisato Roberto Israel – perché considerata inutile e dannosa. Questa responsabilità oggettiva non è mai stata sancita e riconosciuta da nessuna parte. La Shoah rappresenta l’esempio più estremo dell’antisemitismo. Con questo termine si vuole esprimere il pregiudizio e l’odio nei confronti del popolo ebraico. Oggi sembra strano – precisa Roberto Israel –, ma la shoah esiste ancora, soprattutto nelle varie forme di negazionismo o banalizzazione dei fatti accaduti.Ogni massacro o simili atrocità è un evento abominevole, ma proprio per questo non va banalizzato associandolo ad altri fatti. Ogni fatto va affrontato nella sua esclusiva situazione, altrimenti si rischia di dimenticarlo o addirittura di renderlo un fatto normale”.
“La vicenda degli IMI, Internati Militari Italiani, questa la definizione coniata dai tedeschi – spiega Luca Fontana Presidente Assoarma Verona – ha inizio all’indomani dell’8 settembre ‘43, quando all’annuncio dell’armistizio è iniziato da parte tedesca il rastrellamento, il disarmo e la deportazione di tutti i militari che non scelsero di aderire alla Repubblica Sociale. Furono utilizzati nei campi, nei boschi, nelle miniere e nell’industria pesante sopportando angherie e privazioni; la maggior parte degli italiani si oppose e rifiutò la nuova condizione, molti perirono, soprattutto nei primissimi giorni, tuttavia, grazie al coraggio e alla tenacia di perseguire una resistenza silenziosa e oscura, oltre il 90% degli Internati poterono far rientro in Patria alla fine del 1947”.
“Ricordo quando le SS sono venute a prendere mio padre – ha raccontato Diomira Pertini, Presidente della sezione ANED di Verona – eravamo in un ristorante a Genova, all’epoca avevo 10 anni e lo vedevo saltuariamente perché era entrato nella resistenza. Mio padre non si era mai impegnato politicamente, ma la falsa notizia della morte del fratello Sandro a Regina Coeli lo spinse ad attivarsi contro le brutalità del nazifascismo”. Cresciuta a Roma in collegio con lo zio Sandro Pertini che nel dopoguerra la tutelata e accompagnata stando con lei nelle vacanze, la Presidente Pertini continua oggi a mantiene viva la memoria della storia del padre Eugenio assassinato nel Campo di concentramento di Flossenburg e a sostenere l’impegno che ANED porta avanti per la Memoria di tutte le deportazioni, anche quelle realizzate nella nostra città. La sua esperienza viva ha dato testimonianza delle responsabilità del fascismo e del nazismo e dell’eroico antifascismo di chi non ha esitato a fare una scelta rischiosa e dimostratasi fatale pur di liberare l’Italia e l’Europa dai fascismi, dal razzismo, dalle discriminazioni tra persone e popoli.
“Fare un punto critico su quello che rappresenta il Giorno della Memoria attraverso l’esperienze vissute dalle nostre comunità – sottolinea Renato Camurri –. Fra gli elementi critici sono oggi da rilevare: la tendenza alla banalità, l’includere nel racconto della memoria temi fuori registro, oltre a dare sempre più spazio ai ricordi dei testimoni rispetto alla conservazione della storia. Una contrapposizione che non vi dovrebbe essere fra la storia e la memoria.Bisogna fare attenzione, perché oggi vi sono le condizioni perché quanto è successo possa ripetersi e non possiamo permetterlo”.
Interventi consiglieri in aula
Patrizia Bisinella, capogruppo Fare con Flavio Tosi: “Molto importante il momento di riflessione in Consiglio comunale per ricordare gli orrori dell’Olocausto. Quanto mai fondamentale nell’epoca attuale tenere sempre viva la memoria attraverso le testimonianze dirette dei sopravvissuti e di coloro che portano ancora oggi nei ricordi delle loro famiglie i segni delle atrocità subite. E’ grazie a loro che possiamo non incorrere nel rischio della banalizzazione, della normalizzazione, di ciò che è stata la nostra storia. Abbiamo una grande responsabilità, soprattutto verso i più giovani, che rischiano altrimenti di non avere gli strumenti della vera conoscenza di ció che è stato, dei fatti reali accaduti”.
Chiara Stella, consigliere comunale DTS: “La Senatrice Liliana Segre a cui come città di Verona abbiamo dato la cittadinanza onoraria, era al Quirinale il giorno della memoria.Era ad Auschwitz quando il campo di concentramento fu liberato dall'armata russa e, come raccontato da lei, si scoprì ‘donna di pace’ quando non raccolse la pistola che, un soldato tedesco che cercava di confondersi fra gli ebrei, aveva gettato proprio davanti a lei.E' stata zitta per 45 anni Liliana Segre. Ha parlato e ha raccontato dell'orrore del campo di Auschwitz quando ha capito che non poteva permetterselo quel silenzio”.
Jessica Cigini, capogruppo In Comune per Verona: “Questo 2025 segna gli 80 anni di liberazione dei campi di concentramento e sterminio di Auschwitz e Birkenau, ma segna anche un momento in cui si registra un aumento dell’antisemitismo, come mai successo dopo la seconda guerra mondiale. Questo ci dice che è doverosa la memoria ma che la memoria è politica, presente, che l’antisemitismo minaccia le persone che erano perseguitate ieri e lo sono oggi: perché diverse per etnia, religione, orientamento sessuale e pensiero politico.Oggi che l’antisemitismo sopravvive e aumenta, Auschwitz come ha ricordato il presidente Mattarella citando Primo Levi e’ intorno a noi. Attenzione a non esercitare la Memoria facendola diventare azione, perché tra 80 anni non si chieda a noi dove eravamo”.
Lorenzo Didonè, consigliere comunale DTS: “Facciamo Memoria di quello che è successo oltre ottant'anni fa in Europa, ricordando chi è stato umiliato, disumanizzato, perseguitato, ucciso e anche quali condizioni culturali, sociali e politiche lo hanno reso possibile.E' una questione di giustizia per ciò che è accaduto ma anche di educazione perché non succeda di nuovo. Fare i conti con il passato ha consentito di costruire uno spazio europeo in cui tutti, nativi e non, hanno avuto la possibilità di vivere in pace e di far crescere le realzioni lasciando spazi per tutte le diversità”.
Antonio Benetti, consigliere comunale PD: “Ricordare non è solo un atto di rispetto verso chi ha sofferto e perito, è anche un monito per il presente e per il futuro. Perché la memoria non deve essere solo un'eco del passato, ma una guida per non permettere che tragedie simili si ripetano.Purtroppo, guardando al nostro mondo oggi, ci accorgiamo che molte delle lezioni della storia non sono state pienamente apprese. In diverse regioni del pianeta, milioni di persone vivono ancora sotto il giogo di regimi autoritari, in stati in guerra, o in situazioni di estrema povertà e discriminazione. La persecuzione razziale, l'odio etnico, la violenza sistematica sono ancora una realtà quotidiana per tanti. E non possiamo dimenticare che dietro a ogni conflitto, dietro a ogni sofferenza, ci sono uomini, donne e bambini che sperano in un futuro migliore, che chiedono solo di vivere in pace”.
Pietro Trincanato, consigliere comunale Trincanato: “Il Giorno della Memoria non è soltanto un momento di commemorazione ma anche un momento di produzione politica perché il presente e il futuro possa davvero cambiare. Senza la conservazione della storia non c’è memoria e senza memoria non c’è futuro. Per questo è importante come istituzione non solo sostenere le tante assicurazioni che si adoperano per la conservazione della memoria ma anche portare avanti una rigorosa opera di divulgazione della storia, perché non possa essere distorta ma conservata nella sua veridicità”.
Nuovo studentato in via Mazza
Il Consiglio comunale è proseguito successivamente in seduta ordinaria per l’approvazione definitiva del nuovo studentato in via Mazza. Un progetto che prevede la realizzazione di 126 posti letto nel quartiere di Veronetta, una risposta concreta alla richiesta di alloggi da parte di studenti e studentesse che arrivano da fuori città e fuori regione. Il documento è stato illustrato dalla vicesindaca e assessora alla Pianificazione Urbanistica, Barbara Bissoli.
Il Consiglio comunale ha approvato infatti all’unanimità, con 27 voti favorevoli, l’intervento con permesso di costruire convenzionato per la riqualificazione dell’edificio (ex convento) in via Mazza e la sua trasformazione in studentato. Oltre allo studentato ci saranno spazi con funzioni integrative, utili alla comunità studentesca ma anche alla cittadinanza residente nel quartiere. L’edificio si trova in una posizione strategica, essendo vicina alle sedi universitarie e alla stazione di Porta Vescovo ed essendo servita dai mezzi pubblici, autobus, servizio di bike sharing e, prossimamente, anche dalla filovia.
L’immobile, di proprietà della Diocesi e realizzato tra il 1938 e 1939, nato come convento delle suore Orsoline e come collegio delle ragazze che ne frequentavano la scuola, è oggetto di un accordo tra Diocesi ed ESU, che acquisterà l’immobile e lo ristrutturerà con un finanziamento ministeriale dopo il rilascio del permesso di costruire da parte del Comune per il cambio d’uso.