Descrizione
Mantenere l'ordine è un problema che le comunità hanno dovuto affrontare fin dalla loro origine, e per quanto difficile sia delinearne con precisione le numerose fasi storiche, esistono tracce che si possono far risalire fin all'epoca romana.
L'attuale Corpo di Polizia Locale, ad ogni modo, trae le proprie origini dal Corpo delle Guardie Municipali istituito nel 1866.
Nella seconda metà dell'Ottocento la città di Verona faceva parte del Regno Asburgico ed era sede di una consistente guarnigione militare. Poteva contare su accampamenti e fortificazioni militari, strade e su una importante linea ferroviaria, nelle cui realizzazioni i cittadini trovarono opportunità di lavoro e fonti di guadagno.
I fermenti nazionalistici, che allora attraversavano la penisola e non solo, si fecero però talmente pressanti anche a Verona che dal 23 maggio 1863 non vi furono più notabili disposti a collaborare con il Governo austriaco. Fecero così cessare la loro rappresentanza municipale e all'ufficio venne destinato un Commissario Governativo, il Sig. Marco Lorenzoni, Vice Delegato Provinciale di Vicenza.
Il 1865 fu un anno carico di tensioni e risultò chiaro ai notabili di Verona che era giunta l'ora di riprendere le redini del governo cittadino per gestire al meglio l'auspicata unione al Regno sabaudo. Il 16 agosto si svolsero le elezioni, che portarono alla carica di Podestà il Cav. Edoardo De Betta, scienziato e spirito illuminato, il quale assunse l'ufficio il 28 novembre dello stesso anno.
Il nuovo Podestà fu subito chiamato al difficile compito di mediazione con le autorità austriache che, consce del loro imminente tracollo, avevano instaurato un oppressivo sistema di polizia. In questa situazione gli amministratori civici intuirono che la città necessitava di un corpo di polizia indipendente dalla Imperial Regia Gendarmeria austriaca, così il Podestà presentò al Consiglio Comunale il progetto di “Istituzione di Guardie Municipali o Vigili”.
A seguito di pressioni politiche e dell'opinione pubblica, l'8 maggio 1866, il Consiglio Comunale approvava la formazione del Corpo delle Guardie Municipali, dando incarico al Podestà “di mandarlo quanto prima ad effetto”.
La nuova polizia cittadina era concepita con finalità moderne per l'epoca, non come strumento per opprimere i cittadini, ma, al contrario,
“…usando una continua e rigorosa sorveglianza, e curando l'adempimento delle prescrizioni stabilite dai vari regolamenti di polizia comunale, avessero giovato a procurare e mantenere quell'ordine che tanto si desidera fra noi, e che basterebbe anche da solo a far prova della civiltà e dei gentili costumi degli abitanti”,
come scriveva il De Betta stesso.
Staccandosi completamente dalla concezione fino ad allora seguita nella gestione delle forze dell'ordine, a Verona si volle creare una polizia più vicina ai cittadini, prendendo quale esempio la efficiente Metropolitan Police istituita a Londra nel 1829 da Sir Robert Peel, i cui agenti furono soprannominati “Bobbies” o “Peelers” in onore del fondatore.
Le uniformi e l'equipaggiamento dei “vigili” veronesi rispecchiarono quello dei colleghi di Londra, componendosi di:
- tunica di panno bleu oscuro
- pantaloni bleu oscuri
- cappello tondo di feltro nero
- mantello impermeabile
- soprabito lungo
- guanti di pelle
- cravatta nera
- revolver a 6 colpi
- canna di sambuco con pomo in metallo bianco ed inciso sopra l’impugnatura lo stemma municipale
In ragione della canna di sambuco i vigili furono soprannominati “cana”, appellativo che ancora oggi molti cittadini utilizzano per individuare le “guardie municipali”.
Nella delibera del Consiglio Comunale si decise che il numero iniziale degli addetti sarebbe stato di sole dodici unità, tra cui annoverare un Capo delle Guardie ed un Sottocapo; per coprire gli organici fu bandito un apposito concorso, il 19 dicembre 1866, che “fu chiuso col corrente gennajo (N.d.A.: 1867), e si passò anche già alla nomina delle guardie prescelte fra i numerosi concorrenti insinuatisi”.
Nel 1873 venne stilato il primo “Regolamento Organico del Corpo delle Guardie Municipali” e, nel 1874, il “Regolamento Disciplinare”.
Da entrambi questi documenti si evince che essere al servizio della cittadinanza comportava molti oneri personali: il servizio era già strutturato sulle 24 ore e la disciplina era particolarmente severa, come pure le relative punizioni.
Fin da subito, il Corpo fu intensamente impegnato nel soccorso dei cittadini durante le disastrose inondazioni che colpirono la città, fino alla costruzione dei “muraglioni” (1887 – 1894).
Il Novecento e le guerre mondiali
Nel 1910 i “Vigili” vennero collegati organicamente ai civici pompieri, fino agli anni ’30, quando venne istituito il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Durante la Prima Guerra Mondiale, essendo Verona un'importante base militare di retrovia, i “Vigili” collaborarono con i Regi Carabinieri nel controllo e nella vidimazione dei documenti dei militari in transito.
Nel 1932 vi fu una riorganizzazione del “Corpo dei Vigili Urbani”, furono stilate nuove norme per il reclutamento ed istituiti nuovi servizi.
La Seconda Guerra Mondiale mise a dura prova la città ed i suoi cittadini; Verona fu colpita e ferita dai numerosi bombardamenti aerei anglo-americani, dai combattimenti terrestri e dalle distruzioni di numerose infrastrutture operate dalle truppe tedesche in ritirata, tra cui tutti i ponti sull'Adige. Nell'ultimo tragico periodo di guerra i “Vigili” si adoperarono per la tutela dell'incolumità dei concittadini e per garantire un minimo di ordine pubblico e sociale che non fosse dettato solo dalle norme oppressive repubblichine o dei comandi tedeschi.
Dal dopoguerra ad oggi
Fuggiti i reparti tedeschi, giunsero a Verona le truppe anglo-americane e, con esse, la fine della guerra; la città riprese lentamente a vivere, vennero sgombrate le macerie e gettati dei ponti provvisori tra le due sponde dell'Adige. I “Vigili”, in collaborazione con la polizia militare alleata, furono messi di guardia alle passerelle sul fiume per evitare sabotaggi, arrivando ad operare perfino in pattuglie miste con la Militar Police.
La guerra si allontanò e la città riprese nuovo slancio politico, economico e sociale: si espanse, sorsero nuovi quartieri, nuove strade e nuovi insediamenti economici. Le nascenti regole istituzionali democratiche, statali e locali, imponevano alle amministrazioni pubbliche un rinnovato approccio con i cittadini: uno degli organi che più di altri venne chiamato a concretizzarlo fu proprio la Polizia Municipale di allora.
Con il proprio servizio, i “Vigili” veronesi hanno supportato - e supportano tuttora - la crescita sociale, economica e culturale della città; si pensi all'impegno in servizi prestati per fiere, spettacoli lirici, manifestazioni sportive nazionali ed internazionali, incontri istituzionali – che a Verona sono piuttosto frequenti -, alla costruzione di nuove importanti opere viarie e molto altro.
Accanto ai compiti di polizia amministrativa, la Polizia Locale è impegnata a svolgere anche mansioni di polizia di sicurezza e giudiziaria in un'azione di costante contrasto alla criminalità comune.
Tutto questo senza dimenticare momenti di particolare emergenza nei quali è entrata in collaborazione con le forze armate dello Stato per garantire la sicurezza dei cittadini durante gli “anni di piombo” del terrorismo, della “prima guerra del Golfo”, della delicata situazione internazionale attuale.
Per mantenere una efficace ed efficiente operatività, negli anni il Corpo di Polizia Locale si è dotato di nuovi mezzi, nuovi strumenti e nuove tecnologie, trasformando i suoi “cana” in moderni poliziotti locali in grado di garantire la propria sicurezza ma, soprattutto, quella dei cittadini, che sono pronti ad ascoltare e dei quali cercano, con tempestività, di risolvere le istanze.
Una struttura che ha compiti di polizia e controllo deve poter contare su una efficace operatività sul territorio, che rappresenta ciò di cui la città necessita e ciò che i cittadini richiedono. Ma l'operatore di polizia non è solo quello visibile per le strade. Sono numerosissimi i cittadini che, ogni giorno, si rivolgono alla Polizia Municipale per ottenere informazioni, documenti, atti, presentare richieste o denunce, trovando un sistema di uffici di supporto all'attività esterna, senza i quali anche la migliore delle operazioni diventerebbe il più inefficace dei provvedimenti.
Per tutti questi motivi, può essere sicuramente interessante delineare l'organizzazione della Polizia Locale di Verona.
Ancor prima dell'unità d'Italia, le realtà territoriali italiane mirarono ad una gestione autonoma della sicurezza e della quiete pubblica, spesso venute meno a causa del susseguirsi delle varie occupazioni straniere, soprattutto a partire dall’Ottocento. E’ nel secolo XIX°, dunque, che si devono rintracciare le origini della Polizia Locale.
Le diversità geografiche, storiche e socio-economiche delle identità locali rendono tuttavia difficile unificare la storia delle Polizie Municipali. Ma l’esigenza di una figura vicina al cittadino e che operasse conoscendo il territorio per garantire una serena e duratura convivenza civile è stata sentita ugualmente da tutte le comunità. Si trattava allora di creare la figura di un tutore dell’ordine che possedesse lo stesso “codice” comportamentale, linguistico e culturale dei cittadini, rispetto ai quali avrebbe dovuto risolvere i problemi e intervenire nelle controversie.
In seguito ai moti del ’48, lo Statuto Albertino del 1849 introduceva un'importante riforma amministrativa che dette maggiori poteri alle amministrazioni locali, tra cui quello di istituire una propria polizia "…volta a garantire il godimento della cosa pubblica, la salute e la sicurezza alla popolazione…" e, più in generale, a far rispettare i regolamenti locali. Questo accadeva in un periodo storico in cui l'idea di democrazia e di stato era diversa da come la possiamo intendere ai nostri giorni.
Il Regio Decreto del 10 giugno 1852 fissava le norme per l'attivazione del servizio delle “guardie municipali” da parte delle comunità locali. Si stabilì, tra l'altro, che la determinazione del loro numero e la loro nomina spettavano ai consigli comunali e che le guardie dovevano portare una placca con l'insegna della comunità di appartenenza, il loro nome e la qualifica.
Le guardie erano incaricate di vigilare sulla sicurezza delle proprietà urbane e rurali, dei raccolti e dei prodotti della terra. Avevano inoltre il compito di far rispettare il “regolamento di polizia urbana”: una raccolta di norme di comportamento e limitazioni che trovavano nelle peculiarità locali la loro ragione di esistere e la loro logica di fondo.
Si dovette comunque attendere più di un secolo perché si delineassero a livello nazionale le funzioni comuni a tutte le Polizie Municipali. Con il Decreto del Presidente della Repubblica 616 del 1977, molte funzioni amministrative proprie dello Stato venivano trasferite alle Regioni e agli Enti locali minori; anche la “polizia locale urbana e rurale” integrò allora i suoi compiti con le tutte le materie attribuite o delegate dallo Stato all'ente locale. In questo modo venivano ampliate le proprie competenze e gli ambiti operativi.
Nel 1986 il Governo, con la legge quadro n. 65, dettò una disciplina nazionale sul ruolo ed i compiti della Polizia Municipale, attribuendole, anche se con formule legislative non sempre chiare:
- funzioni di polizia giudiziaria
- funzioni di polizia stradale (già attribuite anche dalle norme sulla circolazione stradale)
- funzioni ausiliarie in materia di pubblica di sicurezza.
Oltre a questo, la Polizia Locale:
- ha compiti di polizia amministrativa, annonaria, edilizia, ambientale e tributaria, per le competenze spettanti agli enti locali
- effettua controlli specifici rilevando illecitiamministrativi e/o penali
- nell'ambito del Codice della Strada, lavora per garantire la sicurezza e la disciplina della circolazione, rileva gli incidenti stradali, (secondo i più recenti dati ISTAT ben il 53,9% del totale nazionale), vigila sui cantieri stradali, promuove campagne di sensibilizzazione e si occupa dell'insegnamento dell'educazione stradale nelle scuole di ogni ordine e grado, permettendo, in tale ambito, anche il conseguimento del “patentino” per i ciclomotori.
A quasi vent'anni di distanza dalla legge-quadro, l'aumento delle richieste di sicurezza da parte dei cittadini e la collaborazione con altre Forze dell’Ordine, in materie non originariamente di competenza della Polizia Locale, rendono sempre più necessaria una definizione a livello nazionale del ruolo e delle attribuzioni della Polizia Locale stessa. Questo per fornire certezze e servizi sempre più adeguati alle aspettative dei cittadini, che sono da sempre i primi e veri interlocutori.